La riflessione della settimana / Un Dio contadino

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É così che ce lo presenta il vangelo di oggi: un Dio che in pieno inverno e ad inizio primavera scende al lavoro nella sua vigna per potarla.
Sarà un lavoro duro ripulire, tagliare, sfoltire la sua vite, eliminare le parti secche, ma fin dal principio sogna il vino che riuscirà a produrre, un vino con cui brindare e fare festa con gli amici, perché gustino ancor di più il banchetto che ha preparato per loro.
Qualsiasi contadino sa che la potatura, anche se dolorosa, è un dono per la pianta. Così fa Dio con noi: ci cura e ci lavora con un solo obiettivo: la fioritura di tutto ciò che di bello e promettente esiste in noi e spesso non vediamo.


“Io sono la vite e voi i tralci. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia” afferma Gesù; potare la vite non significa amputare, impedire una crescita, ma togliere il superfluo e dare forza, eliminare il vecchio per far nascere il nuovo, perché il tralcio che resta innestato alla vite possa crescere, svilupparsi, fiorire e dare frutti. Solo quando il grappolo è maturo, dolce e succoso, sarà pronto a diventare vino buono, “il vino che allieta il cuore dell’uomo” (salmo 104).
Ma è necessario che il tralcio rimanga innestato alla vera vite, a Lui che è la Vita, e ricevere da lui la linfa vitale : il coraggio, la forza, la speranza, la pace, la serenità, la gioia, l’ impegno, e soprattutto la capacità di donare questi frutti agli altri, a chi assaggerà il vino buono che anche noi speriamo di diventare.

Franca Z.

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