La riflessione della settimana / … la nostra umanità è innalzata accanto a te ….

Posted on Posted in Generali

I brani della Liturgia della Parola di oggi istituiscono un legame immediato tra l’Ascensione del Signore ed il suo essere – ancora e sempre – pre-sente nel mondo tramite l’azione dei suoi discepoli. Se il Risorto“sale” in cielo, cioè torna nella dimensione divina propria del Figlio di Dio, nella dimensione concreta e storica degli uomini rimangono e sono chiamati ad operare i suoi discepoli. Sono proprio i discepoli – quelli di allora e noi oggi – pur nelle loro profonde differenze (perché differenti tra loro sono gli esseri umani) a dover affrontare le sfide della testimonianza del Vangelo nella storia. Sono loro, siamo noi, ad essere chiamati a manifestare – a parole e molto di più con i fatti – la presenza di Gesù nella realtà degli uomini. Non è un compito facile e richiede la capacità di affrontare il male, di superare le diversità culturali e linguistiche (pensiamo al nostro Quartiere), di trovare l’antidoto contro i veleni spirituali che inquinano i rapporti tra le persone, di non arrendersi di fronte alle difficoltà della vita fisica, neanche in faccia alla morte, orizzonte apparente di ogni esperienza umana. C’è di che dubitare e perdersi d’animo.
Eppure,a fronte dell’invito: “Perché state a guardare il cielo?” (1^ lettura), i discepoli “partirono e predicarono dappertutto” (Vangelo). Com’è stato possibile? Com’è possibile che quel messaggio, nonostante tutto, risuoni ancora oggi?


Salendo al cielo con il suo corpo, Gesù ci fa un immenso dono: la nostra umanità è innalzata accanto al Padre. E questo ci insegna che, sì, siamo tutti creature segnate da grandi errori e peccati, ma dentro di noi c’è la potenzialità di risorgere sempre, per diventare “Uomini” capaci di veri miracoli d’amore. Portandoci con sé accanto al Padre, Gesù ci fa capire che valiamo più della somma dei nostri istinti, che possiamo agire per aiutarlo a sconfiggere il male. Rivestendoci di quell’umanità innalzata accanto a Dio, è nelle nostre forze perfino cambiare la realtà. Attraverso le nostre mani, le nostre parole, le nostre azioni, i nostri progetti, Gesù opera ancora per salvare il mondo e renderlo luogo di resurrezione e di vita. Le differenze tra di noi non sono ostacoli, sono ricchezza: in Cristo, anche provenendo da luoghi, tradizioni, esperienze diverse, è sempre possibile unirsi nell’amore. No, Gesù non se n’è andato: agisce sempre insieme con noi e conferma la Parola con i segni che la accompagnano. Se pensiamo al cammino che la cristianità ha fatto nella storia, pur tra i mille errori e infedeltà della Chiesa, non possiamo che guardare avanti con fiducia e rendere sempre più autentica la nostra testimonianza, invocando su di noi una nuova Pentecoste.

Paolo M.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *